AGISIAnche lo sport è costretto a fare i conti con la seconda ondata di Coronavirus. Si ferma, si riorganizza, fa nascere discussioni. Il Dpcm firmato il 24 ottobre, inaugura una nuova serrata a palestre e piscine e, a tal proposito, il comitato Calabria dell’Agisi (Associazione Gestori Impianti Sportivi Italiani) ha inteso diffondere tutte le proprie perplessità in una nota stampa.

INTERVENGONO IL CONSIGLIERE NAZIONALE PIERO ALAMPI ED IL COORDINATORE REGIONALE FRANCESCO MANNA

“L’analisi dell’ultimo Dpcm, firmato il 24 di questo mese e illustrato dal Presidente Conte in diretta nazionale – scrivono Piero Alampi e Francesco Manna – ci impone una riflessione profonda, che volevamo scongiurare. Il mondo sportivo, e in particolar modo quello relativo alle piscine e alle palestre, è fra i settori, forse il settore, che avrà maggiori e devastanti ripercussioni. Garantire ai cittadini il diritto allo sport e alla salute è sempre stato per noi un impegno che non ammette pause. Se per la Calabria e i suoi abitanti, godere di un luogo all’avanguardia dove fare sport, pensare al proprio benessere, alla salute pubblica, allo sviluppo psicofisico di giovani e non è un diritto, per noi lavorare e pensare alle nostre attività e ai nostri collaboratori e tesserati, è un dovere. Le fondamenta dello sport si basano sul rispetto delle regole, ma questa volta è davvero difficile restare in silenzio e rischiare di assistere ad una catastrofe annunciata”.

“Un disperato grido di allarme”

“Non tocca a noi – continuano – ricostruire quello che negli ultimi mesi è stato il calvario delle piscine e palestre, costrette ogni giorno ad affrontate problemi economici e ad adeguarsi a tutte le regole, a controlli superati, mentre nel frattempo qualche gestore gettava la spugna e si arrendeva ad una triste verità. Lo sport non può e non deve essere finalizzato al campione che porta lustro ad una nazione intera. Lo sport, le palestre, le piscine, sono una nazione intera. Lo sono quando accolgono migliaia di ragazzi prendendosi cura del loro benessere e levandoli alla strada. Lo sono quando accolgono la disabilità in maniera inclusiva, lo sono e dovranno esserlo necessariamente ogni qual volta un giovane, un adulto e un anziano varcano le nostre porte per pensare al proprio benessere, mentale e fisico. Lo sport è vita, è cura dell’individuo che forma la società, non è solo una medaglia, una onorificenza o un premio. Proprio per questo lanciamo un grido di allarme, sperando che venga ascoltato”.

“Chiudere significa cancellare le nostre speranze”

“Se qualche mese fa ipotizzavamo i danni che il primo lockdown avrebbe portato alle nostre società, in questa fase abbiamo provato a rialzare la testa nelle difficoltà, cosi come fanno gli sportivi. Farlo nuovamente e con le nostre forze però è impossibile, perché mantenere i costi di gestione in impianti che lavorano anche quando sono chiusi equivale ad accumulare debiti, a gravare sui gestori in maniera definitiva, a riversare per strada giovani e a lasciare a casa tante persone che nelle palestre e nelle piscine trovano l’unica via di sbocco ad una realtà difficile, e adesso quanto mai claustrofobica. Le regole ci impongono di adeguarci, ma non possiamo farlo se non abbiamo il sostegno pratico e immediato delle istituzioni. Chiudere adesso senza un aiuto significherebbe cancellare le speranze di lavoratori e sportivi, e noi , ma anche governo e istituzioni, questo non possiamo permettercelo. Pertanto Agisi – concludono – nei prossimi giorni chiederà un incontro ai vertici Nazionali e regionali per discutere su questo argomento e sul futuro delle Piscine e Palestre”.